elettrogenica : alistair vol. 1







krupnik : tonale stein












elettrogenica : scheletroma










qualche testo da "cinque casi d'amnesia"

qualche testo da "cinque casi d'amnesia" : grazie a marco giovenale e ad antonio syxty curatori della pagina "esiste la ricerca" sul sito delle manifatture teatrali milanesi : mtmteatro.it



errata porridge (zacinto edizioni, 2023)




 






Nel titolo Errata Porridge si trova una delle poche, se non l'unica, locuzione in veste di calembour, dell'intera opera. Quest'ultima suona, in realtà, tutt'altro che allegra o spiritosa, intraducibile in satira così come in poesia. Si può paragonare l'autore di questo esemplare lavoro di scrittura - che sa mettere nero su bianco in creativa sequenza e solo in questo modo vuole esprimersi - a un attore sublime, a un tenore eccelso, a un ballerino che supera la gravità terrestre, a un atleta da record, a un musicista di genio, ecc. Se intervistati spesso costoro rispondono evasivamente o con palese disagio perché solo in scena, cioè in atto di creazione, si sentono nella propria pelle e nei propri panni, ossia si trasfigurano. Preambolo che dice assai poco - se prima non si è letto e meditato il testo di Roberto Cavallera - e per niente esaustivo circa la complessità e la straordinaria ars (s)combinatoria della sua scrittura. Intanto in copertina appare una decisa biffure, un colpo di spugna che segnala un avvertimento, un chiaro avviso per il lettore. È lo stesso Roberto a dire, circa il titolo Errata Porridge, di essersi ispirato a un banale refuso trovato chissadove ma quanto mai azzeccato per uno scritto che mette a soqquadro ogni possibile parentela con la pagina zeppa di parole che si pretendono narrative, didascaliche, morali, erotiche, fantasiose... Quasi una nemesi, un castigo inflitto alle parolibere di futuristica memoria emerge dal frasario intenzionalmente predatorio e pronto al dileggio dell'autore che si direbbe voglia indicare la presente non-libertà della parola, il singhiozzo afasico della cosiddetta comunicazione/condivisione. Se protagonista del manufatto è l'esplorazione della scrittura in vista di una sua possibile salvezza, immediata conseguenza ne è la completa desertificazione, raggiunto l'anno zero dopo millenni di storia. Alla base c'è il rifiuto di modi e tempi del nostro vivere dove Roberto pare riscontrare una totale latitanza qualitativa in ogni parola, atto, o rapporto. Ne discende un amaro sarcasmo che investe il perdurare e il perdersi dei giorni. Fin dal titolo l'autore insiste sul motivo dell'errore quale dramma e sapienza, unica arte possibile del presente. Le citazioni contenute nel testo alludono, più o meno velatamente, ad autori disertati e orfani del loro stesso messaggio come Pasolini che, qui attualizzato in “performar trasumanar”, ci ricorda aver preconizzato il disimpegno totale, il cannibalismo dell'uomo postmoderno travolto da una inarrestabile e irreversibile mutazione antropologica. La scrittura di Cavallera, apparentemente criptica, percorre in realtà tutti i sentieri e i disastri relativi al sociale, per trarne una chiusa apocalittica che ne caratterizza il più sostanziale pensiero. Dal fallimento dell'educazione formativa alle star dello sport agonistico con inevitabile processione di vestali/escort ambiziosissime, dalla smodata pubblicazione di centoni pseudoletterari alla desolante certezza della solidarietà come atto inutile, si trascorre alla visione dell'universo donna dove continua a dominare la bella di turno che splende ammiccando. Qui l'impostura delle parole suadenti e del rotocalco da parrucchiere si pongono come vera frode ai danni dell'insensata femmina. Quanto appreso, o soltanto intuito, vale a parziale esemplificazione degli infiniti motivi del manufatto letterario di Roberto Cavallera che, non a caso, pare tornare bruscamente alla realtà a conclusione della sua allucinata parabola-monologo. Ora egli si rivolge all'eventuale lettore con la convinzione del dissolversi di ogni senso, rinnegando tutto salvo la “gravità postuma della poesia”. Messo in catene il pensiero, vi è comunque paura per tutti mentre giunge la catastrofe finale con la Twingo che si schianta non più passata sotto metafora e di cui pare udirsi il fragore.


Ida Isoardi
ottobre  2023